venerdì 24 agosto 2018

Presente, passato e futuro del Premio La Quara - Intervista a Massimo Beccarelli

Domani sarà il grande giorno:la finale della 5° edizione del Premio La Quara.
In attesa della premiazione oggi vi proponiamo un'intervista a Massimo Beccarelli, che per primo propose l'idea di questo concorso letterario.


1- Come è nata l'idea del premio la Quara?
L'idea è nata all'interno del consiglio del Pio Istituto Manara, ente che a Borgotaro gestisce la biblioteca e il Museo delle Mura. Si era da poco rinnovato il consiglio di amministrazione ed era un momento di grande entusiasmo. C'erano continue presentazioni di libri, laboratori di lettura per bambini, incontri con i maggiori sceneggiatori e fumettisti d'Italia. Si respirava cultura ed era un momento veramente stimolante. Si trattava, però, di eventi e incontri che si esaurivano nel corso di una giornata o di un pomeriggio. Perchè non pensare a una manifestazione di maggiore respiro?
Ho così avanzato la proposta di istituire un premio letterario per autori di short stories, che è stata accolta bene e fatta sua anche dall'Amministrazione comunale, che ci ha dato un sostegno determinante nella ricerca dei Patrocini e dei finanziamenti presso fondazioni e istituti bancari, senza i quali sarebbe stato impossibile partire. Un importante sostegno ci è venuto anche, in quella fase, dalla “Valtarese Foundation” di New York e dall'Ass. Ricerche Storiche Valtarese A. Emmanueli. Ben presto si è costituito un Comitato fatto di persone che credono in questo premio e che, in collaborazione con la bibliotecaria Elisa Delgrosso, contribuiscono in modo determinante alla prima valutazione degli elaborati e alla gestione dei vari aspetti organizzativi.


2- Avresti mai creduto che sarebbe cresciuto così?
Quando il premio è nato, ovviamente, speravo che avesse successo, ma non avrei mai creduto che sarebbe cresciuto così tanto e in modo così rapido. I premi letterari in Italia sono tantissimi e la concorrenza è spietata. In soli cinque anni abbiamo raggiunto risultati straordinari. Credo che dobbiamo parte del successo al fatto di essere riusciti a cogliere e valorizzare aspetti originali, facendo leva anche sulla qualità elevata dei giurati, che garantiscono, di anno in anno, l'assoluta serietà del premio. A questo proposito voglio rivolgere un ringraziamento a tutti i membri di giuria che si sono succeduti nel corso di questi anni e soprattutto ad Antonio Ferrari, editorialista del “Corriere della Sera” e presidente di giuria, che ci ha dato una spinta determinante per la crescita del premio.


3- Quali sono gli aspetti che lo rendono un premio diverso?

L'aspetto forse più originale, fin dagli inizi, è stato quello di promuovere il premio largamente attraverso i social network. Soprattutto twitter, facebook e google plus, in un primo momento, e in seguito anche su Instagram. La volontà era quella di coinvolgere un mondo letterario che si rivolgeva soprattutto a questi nuovi canali, e dove c'era un potenziale bacino di utenti interessati. In particolare su twitter avevamo riscontrato, proprio in quei mesi, una grande attenzione agli hashtag letterari, come #Classicidaleggere, e ci sembrava interessante andare a coinvolgere queste persone.


4- Qual è il momento che ricordi di più di questi 5 anni di premio? Cosa aspetti per il futuro?

Sono tanti i momenti che ricordo con emozione però, dovendo scegliere, senza dubbio non posso dimenticare la telefonata di Liliana Segre in occasione della scorsa edizione del premio. Pur non potendo essere presente di persona, infatti, ci ha voluto raccontare alcuni episodi della sua prigionia nel campo di concentramento. La commozione era palpabile tra il pubblico, ed è stato un momento di straordinaria intensità.
Per il futuro del premio spero, prima di tutto, che riesca a confermarsi sugli attuali livelli e magari crescere ancora un po', riuscendo ad ottenere maggiore risalto anche sui giornali tradizionali, e non solo sul web.





giovedì 23 agosto 2018

Premio La Quara - La finale sabato a Borgotaro


Sabato 25 agosto a Borgo Val di Taro, in piazza La Quara, si terrà la cerimonia del l’omonimo Premio La Quara.
Dalle ore 18 una cerimonia sempre molto partecipata, che si differenzia dalle classiche premiazioni fino a diventare un vero e  proprio spettacolo, in cui le storie prendono vita grazie alla voce della brava Giulia Canali, attrice della compagnia Zona Franca di Franca Tragni e alla conduzione della giornalista di TV Parma Francesca Strozzi.
L’occasione è quella anche di incontrare la giuria, che come sempre è composta da personaggi importanti e molto noti nel mondo della lettura e del giornalismo nazionale.
Il tema di quest'anno è stato “Il Portone”, che il presidente di giuria Antonio Ferrari ha presentato “La porta di casa, un uscio sempre aperto per offrire accoglienza, oppure un muro di separazione dal resto del mondo, o magari una porta chiusa per nascondere drammi familiari, sofferenze che non si vogliono condividere. il "portone" puo' essere anche quello del cuore, della "filoxenia" greca, che significa appunto ospitalita'.”
I 5 finalisti sono: Angelo Basile (Milano) Davide Di Finizio (Napoli), Sara Galeotti (Roma)Graziella Percivale, di Busalla (GE) Amanda Sivalli, libraia di Alassio (SA).
A premiare i 5 finalisti, come sempre in piazza La Quara (che dà appunto il nome al premio stesso), grandi giurati, su tutti il presidente Antonio Ferrari, editorialista del Corriere della sera, e con lui in giuria come sempre grandi nomi della cultura nazionale, a cominciare Pier Luigi Vercesi, giornalista e scrittore, e se sempre  dal mondo di via Solferino arriva Alessia Rastelli, punta di diamante della redazione culturale del Corriere della Sera e della Lettura.
Dal settore book blogger arriva invece Giulia Ciarapica, classe 1989, che oltre a gestire il suo blog (Chez Giulia), collabora con Il Messaggero e Il Foglio;
A chiudere la cinquina la scrittrice Barbara Garlaschelli, scrittrice versatile e nota per aver affrontato con forza in alcuni suoi libri il tema della disabilità, essendo lei costretta fin dall'età di 16 anni su una sedia a rotelle.
A Borgotaro presenterà il suo ultimo libro “Non volevo morire vergine”(PIEMME) il giorno prima del Premio La Quara, venerdì 24 agosto.
Il Premio è voluto dal Pio Istituto Manara di Borgotaro, con il patrocinio della Regione Emilia Romagna, della Provincia di Parma, dell'Unione dei Comuni Taro Ceno e del Comune di Borgo Val di Taro.

Main sponsor dell'evento la Valtarese Foundation di New York, Fondazione Monteparma e Intesa Sanpaolo.
“Ogni giorno, i colleghi sono impegnati a fornire innovativi strumenti per la crescita all’economia locale, mettendo a disposizione dei propri clienti i servizi di una banca ben radicata e vicina alle loro esigenze, insieme alla forza di un grande Gruppo creditizio internazionale. – ha commentato Erico Verderi, Dirigente di  Intesa Sanpaolo – Tuttavia, essere banca del territorio per Intesa Sanpaolo significa anche sostenere la cultura delle comunità locali nella quali l’istituto opera. In questo contesto, il sostegno al premio letterario La Quara vuole rappresentare per Intesa Sanpaolo la migliore conferma della continuità storica sul territorio parmense risalente allora Banca Monte Parma”.
Il sostegno all’evento è fondamentale per la sua riuscita, e permette a questa iniziativa culturale di esistere e crescere di anno in anno, e anche“Fondazione Monteparma, in continuità con la propria missione di promozione delle arti e della cultura, ha scelto anche quest’anno di sostenere la presente manifestazione – ha dichiarato Roberto Arduini, Vice Presidente di Fondazione Monteparma – che ha saputo qualificarsi edizione dopo edizione come un appuntamento di grande spessore culturale, capace di stimolare le nuove produzioni letterarie, di catalizzare energie creative da tutto il Paese e, di conseguenza, di valorizzare a livello nazionale Borgo Val di Taro e il suo territorio”.

L'appuntamento è per sabato 25 agosto alle 18 in piazza La Quara, a Borgo Val di Taro (PR), in caso di maltempo la premiazione si terrà presso l’Auditorium Mosconi.
Per info segreteria Premio La Quara Tel 0525-96796
www.premiolaquara.com



Giulia Ciarapica e Alessia Rastelli

Giulia e Alessia, due giovani donne nella giuria del Premio La Quara 2018, che di fatto rappresentano il futuro della cultura e della lettura in Italia.

Alessia Rastelli è una degli astri del Corriere della Sera, una "punta di diamante", come l'ha definita il giornalista e presidente di giuria Antonio Ferrari.
E' laureata con 110 e lode alla Normale di Pisa, e porta il suo contributo di lavoro e passione professionale senza risparmiarsi. Con lei Antonio Ferrari ha realizzato numerosi web-reportage come "Salvi per caso" "Grecia, la madre dell’Europa", e soprattutto il racconto, poi diventato un film per la regia di Marco Bechis
sulla vicenda di Vera Vigevani Jarach, che ha perso il nonno ad Auschwitz e la figlia gettata in mare-viva- dai criminali del regime argentino di Videla. Ogni anno, con Alessia, vanno insieme a cercare le storie dei sopravvissuti e gli esempi di vera solidarietà.
Chi legge l'inserto domenicale "La lettura" del Corriere della Sera sicuramente avrà già avuto modo di conoscere la sua firma.

Giulia Ciarapica, invece, è partita da un blog, fino a diventare una vera e propria "influencer" che, invece che consigliare abiti e borse firmate, porta nel mondo dei social il piacere della lettura, consigliando libri e diffondendo una ventata di cultura anche lì dove spesso non c'è spazio.
Con un modo di comunicare fresco e divertente, ha saputo dare un nuovo spazio alle recensioni di libri, che pubblica anche su molti quotidiani fra cui il Foglio e La Nazione e Il Messaggero.
Ha anche scritto un libro sul modo di parlare di libri in rete, "Book Blogger".

Borgotaro è onorato di poter ospitare questi brillanti esempi femminili!

mercoledì 22 agosto 2018

Barbara Garlaschelli

Membro della giuria per questa edizione del Premio La Quara è la scrittrice Barbara Garlaschelli, che aprirà il weekend con la presentazione del suo libro autobiografico "Non volevo morire vergine", edito da PIEMME.


La Garlaschelli, scrittrice di romanzi di Piacenza, presenterà il suo libro a Borgotaro insieme ad altri due "compagni di giuria", ovvero Giulia Ciarapica e il presidente di giuria, giornalista del Corriere della Sera, Antonio Ferrari.

"Non volevo morire vergine" (PIEMME) è il titolo della sua autobiografia, in cui racconta la sua vita dal momento in cui è cambiata, a poco più di quindici anni di età, quando per un tuffo in acqua troppo bassa è rimasta tetraplegica. Armata di coraggio, ironia e molta curiosità, Barbara affronterà tutte le rivoluzioni imposte dalla nuova condizione, fino a ritrovare se stessa in un corpo nuovo. In una girandola di situazioni tragicomiche e di ragazzi e uomini impacciati, generosi, a volte teneri, a volte crudeli, Barbara compie la sua iniziazione all’amore.


venerdì 10 agosto 2018

La giuria del Premio La Quara : Pierluigi Vercesi

Come sempre la giuria del Premio La Quara è la cifra che lo distingue e lo rende uno dei concorsi letterari più ambiti e partecipati a livello nazionale.

Iniziamo oggi a conoscere i membri della giuria, e cominciamo da Pierluigi Vercesi.


Pier Luigi Vercesi, 56 anni, inviato speciale del Corriere della Sera.

Laureato in Economia e Commercio all’Università di Pavia, nell’86 è tra fondatori di ItaliaOggi.

A La Stampa dal 1989 al 2000, dopo essere stato agli Esteri, alle Cronache Italiane e alla Cultura, è stato condirettore di Specchio, il settimanale del quotidiano torinese.

Nel 2000 è tra i fondatori del primo giornale nato su Internet, Il Nuovo, di cui assumerà la direzione.

Nel 2003 è diventato vicedirettore vicario del quotidiano romano Il Tempo e, nel 2005, direttore del mensile Capital.

In Rcs dal 2007, dove ha ricoperto diversi incarichi prima di assumere la direzione di Sette, il settimanale del Corriere della Sera, dal marzo 2012 all’aprile 2017.

Ha insegnato Teoria e Tecniche dei Nuovi Media all’Università di Parma ed è autore di saggi storici. Tra i più recenti: Fiume, l’avventura che cambiò l’Italia (Neri Pozza); Il Marine, storia di Raffaele Minichiello, il soldato italo-americano che sfidò gli Stati Uniti (Mondadori), Ne ammazza più la penna (Sellerio) e Storia del giornalismo americano (Mondadori). È anche autore di documentari televisivi su la Roma di Nerone, sulla storia della Germania nel Novecento e sulla Prima guerra mondiale.

mercoledì 8 agosto 2018

5 penne in piazza La Quara: conosciamo meglio i finalisti dell'edizione 2018

Erano in 165...e ne sono rimasti 5, cinque scrittori emergenti che hanno convinto per stile, efficacia e creatività prima il gruppo di lettura poi la giuria del Premio La Quara.



Ma conosciamoli meglio!

In verità non tutti sono "volti nuovi", perchè per esempio Graziella Percivale è già stata a Borgotaro, classificandosi al quarto posto nell'edizione 2016.
Graziella è nata in provincia di Genova, insegnante di scuola primaria per molti anni, da sempre ha amato la scrittura e si dedica sia alla  poesia che alla narrativa. Nel 2014 pubblica cinque racconti in un solo volume, con il titolo “Storie semplici”; altri suoi racconti sono stati  pubblicati su Carie, rivista online. Figura inoltre in alcune antologie come finalista di altrettanti Premi letterari e a breve uscirà il suo primo romanzo. Ama raccontare di gente comune, cercando di trasformare il quotidiano in qualcosa di eccezionale.


Sara Galeotti, romana, è invece arrivata alla fase semifinale dell'edizione 2017, con il tema "Indifferenza".
A Roma ricopre incarichi di docenza presso l’ateneo di Roma Tre e la Libera Università Internazionale degli Studi Sociali Guido Carli (LUISS). 
Quando non è china sul Digesto, orbita intorno alla Lambertikirche di Münster e teme, prima o poi, di finire rinchiusa in una delle gabbie. Il suo habitat naturale sono le biblioteche, soprattutto se tedesche. Non resiste davanti a un’epigrafe e sogna di visitare tutti i cimiteri monumentali d’Europa


Viene da Milano Angelo Basile, anche lui presente fra i semifinalisti l'anno scorso.Angelo è un infermiere, lavora in sala operatoria.Ama scrivere e navigare il mare, quando il tempo glielo permette, in entrambi i casi.Al suo esordio letterario, nel 2016, vince il premio letterario internazionale le Fenici, con l’opera “La cattiveria dei granchi”, edita da Montag.Il romanzo “Plenilunium” esce il 30 aprile 2018, a cura della Oakmond Publishing.





Risalirà la penisola per arrivare a Borgotaro il 25 agosto il napoletano Davide Di Finizio, classe 1986.Laureato in Lettere Classiche, è docente presso i Licei statali.Dopo aver vinto il Premio Farassino nel 2010, si è occupato di critica cinematografica, collaborando per MyMovies.it. 

A chiudere la cinquina Amanda Sivalli, libraia. Ha 42 anni, trascorsi per la maggior parte in mezzo ai libri. Laureata in Lettere Moderne all’Università di Genova, da dodici anni lavora come responsabile
in una piccola libreria Mondadori della sua città, Alassio.





E' sempre bellissimo imparare a conoscere questi aspiranti scrittori, che nonostante la vita lavorativa, spesso molto lontana dal mondo dell'editoria (vi ricordiamo che Enzo Brollo, vincitore della scorsa edizione, è un metalmeccanico!) , coltivano con passione e spesso con ottimi risultati l'arte della scrittura.
Ci piace pensare che il Premio La Quara sia per loro una gratificazione grande, e magari un trampolino di lancio verso nuove avventure.









lunedì 6 agosto 2018

Giulia, la voce che dà vita alle storie

Il Premio La Quara è fatto con cuore, è fatto di persone. Tante, che a loro modo contribuiscono alla riuscita dell'evento, e vivono la costruzione del Premio, anno dopo anno, come un percorso anche di crescita personale.
Senza Giulia, per esempio, il Premio La Quara non sarebbe la stessa cosa.
Giulia Canali è la voce che da vita alle storie finaliste del Premio, e le fa nascere nel cuore della piazza la Quara, con una forza unica che riesce a silenziare completamente le duecento e più persone davanti a lei.
Giulia è un'attrice, di Parma, parte del progetto ZonaFranca Parma , laboratorio teatrale finalizzate alla realizzazione di spettacoli ed eventi teatrali su temi di rilevanza sociale.
Per saperne di più http://www.esibirsi.it/giuliacanali


mercoledì 1 agosto 2018

5 scrittori per la finale del 25 agosto


A Borgo Val di Taro, vivace cittadina del parmense, esiste un premio letterario unico nel suo genere.
Il successo di questo evento culturale è confermato ogni anno dallo spropositato numero di partecipanti, duecento, circa, anche quest’anno in cui il premio compie il quinto anno di età.
Un concorso letterario aperto al mondo dei social network e agli scrittori emergenti, dedicato alle "short stories",  piccole storie che si sviluppano in poche pagine, capaci comunque (e con maggiore difficoltà) di creare mondi fantastici e suscitare forti emozioni.

Il tema di questa edizione  è  “Il Portone”, che il presidente di giuria Antonio Ferrari ha presentato come “La porta di casa, un uscio sempre aperto per offrire accoglienza, oppure un muro di separazione dal resto del mondo, o magari una porta chiusa per nascondere drammi familiari, sofferenze che non si vogliono condividere. Un portone che  puo' essere anche quello del cuore, della "filoxenia" greca, che significa appunto ospitalita'.”



I 5 finalisti sono: Angelo Basile (Milano) Davide Di Finizio (Napoli), Sara Galeotti (Roma)Graziella Percivale, di Busalla (GE) Amanda Sivalli, di Alassio (SA).

Due uomini e tre donne, che si contenderanno il primo posto alla finale del 25 agosto, ore 18 in piazza La Quara, luogo che dona il nome al premio letterario e che contiene anche il portone diventato simbolo di questa edizione e copertina dell'antologia dei 10 racconti finalisti pubblicata da Infinito Edizioni, in uscita proprio il 25 agosto.

A premiare i 5 finalisti la giuria, su tutti il presidente Antonio Ferrari, editorialista del Corriere della sera, e con lui come sempre grandi nomi della cultura, a cominciare Pier Luigi Vercesi, giornalista e scrittore, e se sempre  dal mondo di via Solferino arriva Alessia Rastelli, punta di diamante della redazione culturale del Corriere della Sera e della Lettura.
Dal settore book blogger arriva invece Giulia Ciarapica, classe 1989, che oltre a gestire il suo blog (Chez Giulia), collabora con Il Messaggero e Il Foglio, ed è un riferimento per i consigli di lettura sui social.
A chiudere la cinquina la scrittrice Barbara Garlaschelli, scrittrice versatile e nota per aver affrontato con forza in alcuni suoi libri il tema della disabilità, essendo lei costretta fin dall'età di 16 anni su una sedia a rotelle.
A Borgotaro presenterà il suo ultimo libro “Non volevo morire vergine”(PIEMME) il giorno prima del Premio La Quara, venerdì 24 agosto, con le letture di Simona Caucia.
La cerimonia di premiazione sarà come sempre uno spettacolo, dalle 18 interviste, classifiche e interpretazione teatrale delle opere finaliste con l’attrice Giulia Canali di  Zona Franca, il tutto con la magistrale conduzione della giornalista Francesca Strozzi di Tv Parma.
Il Premio è voluto dal Pio Istituto Manara di Borgotaro in collaborazione con l'Amministrazione Comunale d Borgo Val di Taro e l'associazione Emmanueli, con il patrocinio della Regione Emilia Romagna, della Provincia di Parma e dell'Unione dei Comuni Taro Ceno.
Main sponsor dell'evento sono la Valtarese Foundation di New York, Fondazione Monteparma e Intesa Sanpaolo.

L'appuntamento è per sabato 25 agosto alle 18 in piazza La Quara, a Borgo Val di Taro (PR).
Per info segreteria Premio La Quara Tel 0525-96796
www.premiolaquara.com

sabato 30 giugno 2018

I dieci semifinalisti della 5° edizione del Premio La Quara


La giuria ha letto e riletto le vostre storie, con attimi di divertimento, e alcuni anche di vera commozione.
Vogliamo ringraziarvi tutti e 165, scrittori coraggiosi, che avete partecipato a questa 5° edizione del Premio La Quara, con entusiamo e voglia di mettersi in gioco.

Emergere fra 165 non è certo facile, ma il regolamento è ferreo e permette solo ai primi 10 classificati di arrivare alla fase semifinale del concorso letterario.

L'attinenza al tema è stato forse quest'anno l'aspetto che più ha inciso, e le storie dei 10 racconti che verranno pubblicate nell'antologia di "Infinito Edizioni" vi porterà a capire che il portone poteva e doveva essere un punto di partenza, un luogo chiave attorno a cui sviluppare la storia.

Ma non vi teniamo più sulle spine, ecco i nomi dei 10 semifinalisti (in ordine alfabetico) :

Angelo Basile, Milano
Luciana Alessandra Dal Forno, Ravenna
Davide Di Finizio, Napoli
Sara Galeotti, Roma
Marina Marzetti, Colli Al Metauro (PU)
Graziella Percivale, Busalla (GE)
Martina Ravioli, Agno (SVIZZERA)
Silvano Rolandi, Varese (MI)
Amanda Sivalli, Alassio (SA)
Massimiliano Scorza, Serra Riccò (GE)

Un'invasione ligure, come vedete, e anche una puntata all'estero, che ci fa molto piacere che ci dona un'aria internazionale!

I racconti dei 10 semifinalisti sono quindi in pubblicazione nell'antologia "Il portone" (con prefazione di Antonio Ferrari) a cura di Infinito Edizioni.

Ora la palla passa alla giuria di qualità, che sceglierà i 5 finalisti invitati a partecipare alla premiazione del 25 agosto prossimo.
Fra circa un mese sarà resa nota la cinquina finale.

Al prossimo appuntamento!








martedì 5 giugno 2018

165 portoni

Oggi alle 12 si è chiusa la fase di invio dei racconti per il Premio La Quara, 5° edizione.
165 le storie in gara, 165 portoni, aperti, chiusi, ricostruiti e distrutti.
Portoni veri, o immaginari.
Portoni nuovi, dai colori sgargianti, ma anche vecchi e abbandonati.
Portoni che hanno unito, che hanno diviso, ma che in ogni modo hanno saputo ispirarvi in questa piccola grande avventura che è il Premio La Quara.
10 di voi saranno ammessi alla fase semifinale, con la pubblicazione nell'antologia edita da Infinito Edizioni. 5, poi, saranno in finale e conosceranno di persona il portone che ci rappresenta, al numero 1 di Piazza La Quara.
Uno di voi, inoltre, porterà la storia del suo portone alla pubblicazione sul Corriere della Sera.

Ma tutti abbiamo vinto, chi ha scritto e chi potrà leggere le vostre storie.

Grazie, di cuore, da parte di tutto il comitato organizzatore e della giuria, per la vostra calorosissima partecipazione.


mercoledì 28 marzo 2018

I primi vincitori del Premio, 2014 & 2015

Le prime edizioni del Premio La Quara ci hanno regalato grandi emozioni. Il Premio, ancora poco noto, soprattutto nella sua prima "timida" edizione, ha fatto subito mostra delle sue caratteristiche principali, ovvero qualità, serietà, professionalità.

Ma cosa ne è stato dei vincitori?

Paolo Pergolari è stato il primo, quando ancora il premio si teneva in autunno, a salire sul palco dei premiati, con un racconto struggente e ben costruito sul tema del Viaggio.
Dopo aver vinto il Premio La Quara. ci racconta "Ho partecipato a diversi, altri concorsi letterari e devo dire con più che lusinghieri risultati classificandomi per la maggior parte al primo posto e cogliendo l'occasione per visitare amene cittadine dalla Sardegna, al Trentino, alla Toscana e così via, Ma la soddisfazione più grande è stata quella di essere stato scelto da una Casa editrice di Roma (La Ruota Edizioni) per la pubblicato, nel 2017, di un libro di racconti dal titolo: Riflessi."
Recentemente ha stipulato il contratto con la Funambolo Edizioni per il  nuovo romanzo dal titolo provvisorio Massaccesi Luigi e altri simili la cui uscita è prevista per il prossimo maggio in occasione della Fiera del libro di Torino. 
Il "piccolo come un piccolo" uomo protagonista del racconto con cui vinse il Premio sta tornando in un suo nuovo romanzo in corso d'opera.


La giovanissima Francesca Bottarelli vinse invece la seconda edizione, in piazzetta La Quara, sul tema proprio della Piazza.
"Porto nel cuore quella giornata speciale - ci racconta Francesca - e quel racconto che mi ha regalato grandi soddisfazioni personali. Nello stesso anno, mi sono laureata in Scienze della comunicazione e, a breve, finirò il mio percorso di studi magistrali in Giornalismo e cultura editoriale a Parma."
 Nel 2016 si è qualificata terza al concorso di racconti brevi "Storie in viaggio" organizzato dall'Associazione Culturale “Euterpe” di Jesi. Attualmente, oltre a organizzare letture animate per bambini presso la biblioteca di Fontevivo (Pr),  sta svolgendo un'esperienza formativa presso la redazione di un giornale milanese. "Diventare giornalista è sempre stato il mio sogno- confessa Francesca- e partecipare alla Quara è stata una meravigliosa 'palestra' per mettermi alla prova ed essere giudicata da esperti." 

Speriamo che il Premio La Quara porti sempre fortuna ai nostri cari vincitori, che seguiamo con piacere nel proseguire delle loro attività di scrittori, con un legame umano e sincero per aver condiviso momenti bellissimi all'insegna della cultura, quella vera.


martedì 13 marzo 2018

Premio La Quara : quinta edizione per il concorso sulle “short stories” Presentato il bando e la giuria, tema scelto “Il Portone"



Arriva al quinto anno il premio letterario per short stories “La Quara”, organizzato da Biblioteca Manara e Comune di Borgo Val di Taro, con il sostegno della Valtarese Foundation di New York, di Intesa Sanpaolo, Fondazione Monteparma  e Associazione Emmanueli, con il patrocinio della Regione Emilia Romagna, della Provincia di Parma e dell’Unione dei Comuni Taro Ceno.
La nuova edizione del premio è stata presentata oggi a Borgo Val di Taro, in Biblioteca Manara, congiuntamente alla pubblicazione del bando di concorso che proprio da oggi è scaricabile sul sito www.premiolaquara.com.
Il concorso è aperto a tutti, senza limiti di età, e la giuria, composta da scrittori e giornalisti, selezionerà fra i concorrenti 5 finalisti che verranno premiati nel pomeriggio di sabato 25 agosto 2018, in piazza La Quara a Borgo Val di Taro, luogo che dà nome al Premio.
“Un premio letterario non comune, moderno ed innovativo, che ha nella qualità dei suoi giurati e nella passione del suo Presidente la sua cifra caratteristica.” ha commentato il Sindaco di Borgo Val di Taro Diego Rossi, “Un premio che continua a crescere , nella partecipazione e nei riconoscimenti e di cui siamo particolarmente orgogliosi. Per questo voglio ringraziare tutti coloro che rendono possibile la realizzazione di questo  evento , dal Comitato organizzatore ai qualificati sostenitori : un lavoro corale, che ogni anno regala nuove emozioni.”  
La giuria vedrà presenti come sempre grandi nomi della cultura nazionale, a cominciare da Pier Luigi Vercesi, giornalista e scrittore. Ha lavorato alla "Stampa" prima agli esteri, poi capo delle cronache italiane e fondatore dello "Specchio". Creatore de "Il Nuovo", in assoluto il primo giornale on line. Poi vicedirettore vicario del "Tempo" di Roma. Direttore di "Capital", condirettore di "Io Donna" e, per 5 anni, direttore di "Sette", il settimanale del Corriere della Sera. Ha insegnato per 10 anni "Teoria e tecnica dei nuovi media" alla facoltà di Lettere dell'Universita' di Parma. Pacato, ma anche inquieto e geniale, e' autore di numerosi libri, tra cui "Storia del giornalismo americano" (Mondadori), "Ne ammazza più la penna" (Sellerio), "Fiume, l'avventura che cambiò l'Italia" (Neri Pozza).
Sempre dal mondo di via Solferino arriva Alessia Rastelli,
punta di diamante della redazione culturale del Corriere della Sera e della Lettura. E' laureata con 110 e lode alla Normale di Pisa, e porta il suo contributo di lavoro e passione professionale senza risparmiarsi. Con lei Antonio Ferrarti ha realizzato numerosi web-reportage come "Salvi per caso" "Grecia, la madre dell’Europa", e soprattutto il racconto, poi diventato un film per la regia di Marco Bechis sulla vicenda di Vera Vigevani Jarach, che ha perso il nonno ad Auschwitz e la figlia gettata in mare-viva- dai criminali del regime argentino di Videla. Ogni anno, con Alessia, vanno insieme a cercare le storie dei sopravvissuti e gli esempi di vera solidarietà.
Dal settore book blogger arriva invece Giulia Ciarapica, classe 1989, che oltre a gestire il suo blog (Chez Giulia), collabora con Il Messaggero e Il Foglio; da un anno cura la rubrica Food&Book su Huffington Post Italia, in cui abbina libri e ricette. Ha appena pubblicato il suo primo libro “Book blogger. Scrivere di libri in Rete: come, dove, perché”.
A chiudere la cinquina la scrittrice Barbara Garlaschelli, scrittrice versatile e nota per aver affrontato con forza in alcuni suoi libri il tema della disabilità, essendo lei costretta fin dall'età di 16 anni su una sedia a rotelle a causa della rottura di una vertebra per un tuffo in acque troppo basse. Vive a Piacenza. Laureata in Lettere Moderne all’Università Statale di Milano. Fra le sue molte pubblicazioni la raccolta di racconti brevi di humor nero O ridere o morire (Marcos y Marcos, 1995; Todaro editore, 2005, nuova edizione), Alice nell’ombra (Frassinelli, 2002), Sorelle
(Frassinelli, 2004 vincitore del premio Scerbanenco 2004. Autrice insieme a Nicoletta Vallorani dello sceneggiato radiofonico Mi chiamano Bru in onda su Radio2. Il suo romanzo Non ti voglio vicino (Frassinelli, 2010) è stato tra i dodici finalisti deI premio Strega 2010. I suoi romanzi e racconti sono tradotti in francese, in castigliano per il mercato spagnolo e messicano, in portoghese, in olandese e in serbo. A Borgotaro presenterà il suo ultimo libro “Non volevo morire vergine”(PIEMME) il giorno prima del Premio La Quara, venerdì 24 agosto.
A presiedere la giuria sin dalla prima edizione l’editorialista del Corriere della Sera Antonio Ferrari, che col suo romanzo “Il Segreto” (Chiarelettere) sta riportando alla luce le tante verità nascoste sul caso Moro.

“Il tema scelto per questa nuova edizione- ha spiegato Antonio Ferrari-  è IL PORTONE, un tema nato da un’idea dopo uno scambio di idea con  moglie Maria Kakridi, che e' greca e come me ha nel cuore Borgotaro. All'inizio avevo pensato ad un argomento più vicino ai tempi calamitosi che viviamo. Alla fine io stesso ho fatto un passo indietro, e allora si e' stagliata l'immagine del portone,  che puo' essere la porta di casa, un uscio sempre aperto per offrire accoglienza, oppure un muro di separazione dal resto del mondo, o magari una porta chiusa per nascondere drammi familiari, sofferenze che non si vogliono condividere. il "portone" puo' essere anche quello del cuore, della "filoxenia" greca, che significa appunto ospitalita'. Mentre il problema dei profughi è destinato a restare scolpito nella nostra vita, il portone ne e' la giusta metafora”.
“Il sostegno al prestigioso premio letterario La Quara da parte di Intesa Sanpaolo – ha commentato Giancesare Bertone, direttore Area Retail Parma Ovest della banca – è la migliore conferma della nostra vocazione a continuare ad essere banca del territorio, a supporto dell’articolata realtà sociale ed economica della nostra comunità. Intesa Sanpaolo opera per dare nuovi strumenti ed opportunità di crescita all’economia locale e siamo quotidianamente impegnati per affiancare al meglio famiglie ed imprese, per sostenerle e favorirne il successo, per contribuire al loro pieno sviluppo.”

I dieci racconti che passeranno la prima selezione saranno pubblicati in un’antologia, che sarà già disponibile nella giornata della premiazione e in vendita presso i maggiori store on line in formato digitale, a cura di Infinito Edizioni.

 “Fondazione Monteparma, da sempre fortemente impegnata nella valorizzazione delle arti e della cultura, ha scelto anche quest’anno di essere al fianco di questa originale e apprezzata iniziativa, che ha il merito di attrarre produzioni letterarie inedite e di spessore da ogni parte d’Italia – ha dichiarato Roberto Delsignore, Presidente di Fondazione Monteparma – contribuendo a qualificare Borgo Val di Taro e in generale il nostro territorio come un importante luogo di promozione e di innovazione culturale”.
Il racconto vincitore verrà pubblicato in tempo reale, a pochi minuti dalla proclamazione, sulla pagina culturale del sito del Corriere della Sera.


Per informazioni:



Segreteria organizzativa

Premio La Quara

piazza Manara 7

43043 Borgo Val di Taro PR

premiolaquara@gmail.com

Tel 0525-96796






sabato 10 marzo 2018

E dopo il Premio La Quara? Scopriamo cosa hanno scritto e fatto alcuni dei vincitori del Premio Letterario.

Sono passati già 5 anni da quella prima edizione del Premio La Quara, da quell'idea del prof. Massimo Beccarelli, insegnante di italiano e consigliere della biblioteca Manara di Borgotaro, che nessuno sapeva ci avrebbe portato tanta fortuna.
Il Presidente di Giuria, giornalista del Corriere della Sera e scrittore, Antonio Ferrari sin da subito ha creduto in noi, nella nostra passione, e l'ha condivisa portando il Premio a livelli sempre più altri.

Così, prima di iniziare una nuova avventura (ricordiamo che il bando sarà pubblicato martedì 13 marzo), ci fermiamo un attimo e ripercorriamo la storia di due apprezzatissimi vincitori del Premio La Quara: Renzo Brollo (2017) e Imma di Nardo (2016).

Meteore della scrittura o talenti in carriera? Scopriamolo:

Imma, napoletana che vive a Corsico (Milano), stravinse nel 2016 con il suo racconto "Cerca alla voce: anime perse". Dopo il Premio, mentre professionalmente ha continuato l' attività nell'ambito delle politiche del Lavoro, come referente dello Sportello Lavoro del Centro Antiviolenza all'interno della clinica Mangiagalli, e consulente in orientamento e formazione presso numerosi enti lombardi,
ha continuato a scrivere, e sta per uscire il suo secondo romanzo.
Poco dopo La Quara ha vinto il Premio Penna Nera ed è stata tra i 3 vincitori in diversi concorsi. Un  racconto, di genere fantagiallo, è stato selezionato per l'annuale antologia del Premio Giallo milanese. Ci raccona "L'organizzazione del Premio La Quara mi ha viziato con la pubblicazione sul Corriere online, e lo scorso anno sono stata ospite alla Fiera del Libro di Torino dal momento che il mio racconto era stato selezionato dalla redazione di Radio Uno Plot Machine per essere inserito nell'antologia curata dalla ERI. L'emozione più grande l'ho avuto quando è stato letto in radio".

Renzo, invece, è stato il vincitore della scorsa edizione del Premio, con il suo racconto "La scimmia". (a questo LINK il servizio al tg Parma  sulla premiazione)
"Dopo la pubblicazione del racconto- ci informa- alcune scuole mi hanno contattato per incontrarmi e leggere il testo vincitore e io, molto volentieri, sono andato a parlare con i ragazzi. Il tema è molto sentito nel nostro comprensorio e i ragazzi hanno trattato questo argomento per cui è stato utile andare da loro e leggerlo."
A ottobre 2017 è uscito il suo nuovo romanzo, "La montagna storta", tratto da una storia vera e ambientato a Gemona, edito da  Bottega Errante, per cui è in corso il tour promozionale.
Attualmente sta scrivendo un nuovo romanzo, che ci dice racconta di un "riscatto famigliare".

Da queste storie capiamo che la "carriera" di scrittori continua con successo per entrambi i finalisti, e ci scalda il cuore sapere che l'attestazione di qualità del Premio La Quara li ha aiutati ad emergere nel panorama letterario italiano, anche se non da professionisti, con voci nuove e assolutamente autentiche.



venerdì 26 gennaio 2018

Un momento per ricordare

In occasione della Giornata della Memoria vogliamo pubblicare uno dei racconti partecipanti all'edizione 2017 del Premio La Quara.

L'idea è nata dalla prof.ssa Adelina Facci Tosatti, membro attivo del comitato organizzativo e del gruppo di lettura, che ci ha suggerito questo "ripescaggio" più che meritato, legato al tema della shoah e delle pietre d'inciampo.

Il racconto si intitola "Stolpersteine a Monaco di Baviera: meglio nascondere", ed il suo autore è Alessandro Eugeni, romano di nascita ma residente proprio a Monaco.

Eugeni è fra l'altro autore di un importante volume edito da Pacini Editore, intitolato "Il falegname di Ottobrunn-Processo a un criminale di Guerra", che vanta la prefazione di Andrea Camilleri.

Il suo prossimo libro in uscita riprende la storia del racconto che ha partecipato al Premio La Quara e racconta la storia delle pietre d'inciampo a Roma.

Ringraziamo l'autore per la gentile concessione e vi proponiamo il racconto, buona lettura.

STOLPERSTEINE A MONACO DI BAVIERA:
MEGLIO NASCONDERE
di Alessandro EUGENI




Era di martedì, il 19 febbraio del 2013, una bella giornata di sole, inconsueta per il periodo e da quelle parti. Avevo un appuntamento a Colonia con un Vertriebsleiter, responsabile delle vendite della casa editrice Kiepenheuer & Witsch. Appena uscito dalla stazione centrale della città, mi accoglie la Bahnhofplatz, la grande piazza dalla quale si fa prepotentemente notare, a sinistra, il Duomo gotico, colossale, imponente, impressionante con quelle due vertiginose torri cuspidate che sembrano entrare in orbita nel cielo, ben oltre 150 metri di altezza, ancor più maestoso perché sopraelevato rispetto a tutto ciò che ha intorno.

Colonia è la città dove vive Gunter Demnig, artista conosciuto a Monaco di Baviera nel 2011 e ideatore del Kunstprojekt, importante progetto europeo storico, artistico per il ricordo dello sterminio di ebrei, “zingari”, perseguitati politici, disertori, testimoni di Geova, disabili, omosessuali e di tutti gli  Untermenschen, uomini inferiori secondo l’ideologia razzista, vittime del nazionalsocialismo. La Stolperstein, “pietra d’inciampo”, è una piccola targa d'ottone applicata su un blocchetto cubico di cemento a forma di sampietrino sulla quale sono incisi nome, anno di nascita, data e luogo di deportazione, anno di morte della vittima. La pietra viene incorporata nel selciato stradale davanti alla porta della casa in cui abitò il deportato, divenendo così parte integrante del tessuto urbanistico e sociale della città.

Sbrigato l’incontro riguardante un mio progetto editoriale, mi vedo con il sempre puntualissimo Gunter, presso la Früh am Dom, antica birreria in stile a due passi dal Duomo, appuntamento a cui tengo in modo particolare, tanto mi sono appassionato al suo Museo diffuso della Memoria. Il tempo per una breve conversazione mentre beviamo lui due, io una kölsch, la tipica birra di Köln servita nel classico bicchiere cilindrico da 20cl, mentre intorno i camerieri corrono avanti e indietro con i loro vassoi per consentire di consumarle prima che diventino calde.

Subito dopo, l’artista mi accompagna nel punto, siamo proprio sul sagrato del Duomo, dove si trova la prima installazione che nel 1993 dà il via all’iniziativa: una lastra rettangolare a pavimento dedicata alle prime deportazioni dei Sinti e dei Rom. Gunter mi spiega che la sua idea è partita proprio da quando un’anziana signora dichiarò, con una certa stizza, che i nomadi non avrebbero, a suo dire, mai abitato a Colonia.

Nel pomeriggio, me ne vado a camminare nel centro storico e incrocio, tra i miei passi, numerose pietre d’inciampo che, come molte altre, sono disseminate un po’ in tutta la città, più di duemila. La mia attenzione è attirata da un mozzicone di sigaretta schiacciato sopra una di esse. Speravo che, ad avercelo portato, fosse stato il vento. La mia curiosità mi obbliga a tirare su la cicca con le dita e mi accorgo che, sopra la piccola targa di ottone, sono ancora ben visibili le tracce della combustione: segno che il fumatore dovesse essere sicuramente un moderno nostalgico del Führer.

Fino all’aprile 2017 vengono installate in tutto 62.000 pietre d’inciampo in 1200 tra città, cittadine e altre località d’Europa facenti parte di 21 nazioni: Austria, Belgio, Croazia, Germania (6500 solo a Berlino), Grecia, Italia, Lituania, Lussemburgo, Norvegia, Olanda, Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Russia, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svizzera, Ucraina, Ungheria, insomma in ogni luogo che ha visto le persecuzioni naziste. In preparazione, in Bielorussia e in Macedonia.

Per il suo impegno storico, Gunter Demnig riceve nel 2005 dalle mani del Presidente della Repubblica tedesca, Horst Köhler, la croce al merito Bundesverdienstkreuz.

Non tutti però gradiscono questo Museo viaggiante e nel 2004 ecco la prima battuta d’arresto. Nel giugno di quell’anno il Consiglio comunale di Monaco di Baviera impone un divieto: le Stolpersteine non possono essere messe in opera nello spazio pubblico. Tollerate soltanto se inserite all’interno delle proprietà private. Per questo, le prime due pietre di Paula e Siegfrid Jordan vengono rimosse dagli operai del Comune. Sorpresa e imbarazzo accompagnano questa decisione. Sta di fatto che dal 2004 a tutt’oggi le pietre d’inciampo sono vietate sulle strade di Monaco.

La principale oppositrice, come mai proprio lei?, è Charlotte Knobloch, presidentessa dell’IKG, Israelitischen Kultusgemeinde di Monaco e dell’Alta Baviera, la quale ritiene che le pietre possano diventare oggetto di gesti o azioni offensive. E’appoggiata da Christian Ude della SPD, il Partito Socialista tedesco, che è stato sindaco della città fino al 2014.  C’è poi la reazione di una parte dei cittadini di München che non sempre accettano di buon animo di essere costretti a ricordare ogni giorno le atrocità naziste.

“Una persona è dimenticata – dice Demnig – quando il suo nome è dimenticato ed è con la pietra davanti alla sua abitazione che il ricordo si fa vivo e attuale”. Collocarle lì dove non le vede nessuno equivale a nasconderle, a ostacolarne la vista, a impedire la partecipazione, il coinvolgimento e si dà la mano al distacco, alla freddezza, all’indifferenza.

Il nuovo sindaco di Monaco di Baviera, l’Oberbürgermeister Dieter Reiter, sempre della SPD, sostenuto dal partito conservatore della CSU, la versione bavarese della Democrazia Cristiana, intende mantenere questa decisione per il futuro e in tal senso delibera il 30 luglio 2015. A questo punto, un gruppo di superstiti dei campi di concentramento con i loro familiari incaricano un avvocato per verificare la correttezza legale dello spiacevole provvedimento.

La contesa spacca in due la comunità ebraica di Monaco, tanto che – in contrasto all’IKM - prendono posizione il gruppo liberale Jüdische Gemeinde München Beth Shalom con il rabbino Tom Kucera.

Tutta la faccenda assume toni inspiegabili, oscuri, enigmatici. Per tentare di venirne a capo, cerco di capire un po’ più a fondo la città di Monaco di Baviera, anche tornando indietro nel tempo e ricordando…

Quel mediocre pittore disoccupato antisemita che tanto ha fatto parlare di sé nel secolo passato, arriva a Monaco da Vienna il giorno 25 del mese di maggio del 1913, pochi soldi e tanta grinta, gironzola dalle parti del quartiere di Schwabing, frequenta lo storico Schelling Salon, lì dove Kandinsky e Franz Marc giocavano a biliardo, conosce talenti e schiappe delle belle arti. Sembra che in quel locale abbia incontrato persino Lenin. Si dice poi che sia venuto alle mani, guadagnandosi una bella sberla, con Oskar Maria Graf, lo scrittore del quale, nel 1934, i libri verranno vietati e bruciati in un falò nel cortile interno dell’Università di Monaco e al quale verrà tolta la cittadinanza. Per conti non pagati, Adolf  il poveretto viene cacciato dallo Shelling Salon con un Lokal verboten.

Si arruola nell’esercito bavarese e va in guerra. Al suo ritorno, l’ex caporale entra in contatto, già nel 1919, con il DAP-Deutsche Arbeiterpartei, all’inizio solo una cinquantina di iscritti. Il partito cambia nome e diventa il famigerato NSDAP, il Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori. Nel 1921 - immagino dopo una colossale e generale sbornia di birra di tutti i suoi sostenitori - Adolf Hitler ne viene eletto Presidente. La sua carriera è travolgente, nel 1933 viene nominato Cancelliere, capo del Governo, ma da quel momento cominciano i guai per l’Europa. Il 22 marzo di quello stesso anno si inaugura su iniziativa di Heinrich Himmler il primo campo di concentramento, quello di Dachau alle porte di Monaco, modello per tutti i successivi campi di lavoro forzato e di sterminio. E’ così che Monaco di Baviera diventa la Hauptstadt der Bewegung, la capitale del movimento nazista.

Oggi i tempi sono cambiati. Il giorno del settantesimo anniversario della liberazione di Monaco – 30 aprile 2015 - si inaugura il Dokumentationszentrum-NS, Centro di documentazione sul Nazismo nella Brienner Straße 34, esattamente al posto della Braunes Haus, l’edificio che ospitò la nuova sede del partito. La Casa Marrone, centro del quartier generale della NSDAP e uno dei luoghi chiave del regime nazionalsocialista, fu poi bombardata e distrutta dagli americani.

Il Museo vanta un allestimento all’avanguardia ma soprattutto è un centro di studi che analizza con particolare attenzione la genesi, lo sviluppo e le conseguenze politiche e sociali del nazismo: uno studio critico, veramente obiettivo, ben altra cosa da quanto si vorrebbe realizzare a Predappio, con un Museo del fascismo che rischia di incrementare l’attrazione dei fedelissimi e nostalgici di un partito la cui riorganizzazione è vietata dalla Costituzione Italiana.

Sempre a Monaco, dieci anni fa viene inaugurato lo Jüdisches Museum, il Museo ebraico, altra testimonianza di cambiamento. C’è qualcosa in più: presso il Tribunale, l’Oberlandesgericht München, è tuttora in corso il processo – 365 udienze in quattro anni – a una cellula neonazista, la NSU-Nationalsozialistischer Untergrund, in italiano “Clandestinità nazionalsocialista”, per omicidi a sfondo razziale, xenofobo, attentati e rapine. Fenomeno allarmante questo rigurgito neonazista che si sta estendendo in Germania e in molti paesi europei, Italia compresa, e altrettanto allarmante è l’indifferenza di fronte alle aggressioni ai profughi e ai sempre più frequenti attentati incendiari alle dimore degli asilanti, cose che non fanno più notizia per quanto sono ormai all’ordine del giorno.

Se ai tempi del nazismo Monaco di Baviera era la Hauptstadt der Bewegung, oggi la stessa è la Weltoffene Stadt, città aperta al mondo. Ma se c’è qualcuno che sente il bisogno di nascondere le pietre d’inciampo, di attuare un distacco emotivo, di imporre le condizioni per la passività, per l’incuranza, per l’indifferenza, forse, in questa stessa città, c’è qualcosa che non va.

Oggi la capitale bavarese deve apparire spensierata, gaia, lieta, allegra, serena, deve mostrarsi come una Weltstadt mit Herz - una “città col cuore” viene anche detta – una città che attiri i turisti di tutto il mondo nelle sue numerose fiere e manifestazioni, prima tra tutte l’Oktoberfest. la più grande festa popolare al mondo – più di sei milioni di visitatori l’anno - che per gli smisurati eccessi del consumo di birra e di alcolici finisce sempre con atti violenti, incontrollabili, mal di testa e due giorni a letto.

Ma Monaco è anche la città degli affari, del business, degli investimenti, dei colossi BMW-Siemens-Allianz, la vera capitale economica tedesca. Quando si tiene la SIKO-Münchner Sicherheitskonferenz, i potenti della Terra, politici, finanzieri e militari si incontrano al Bayerischer Hof, il Grand Hotel di super lusso a dieci stelle mentre la BMW mette a disposizione per gli spostamenti le sue ammiraglie della serie 740 con suoi potentissimi motori. 

Non solo. E’ piuttosto diffusa una certa mentalità, quella dell’avere e dell’apparire più che dell’essere: Hast du Was bist du Was, “se hai qualcosa, sei qualcuno” recita un noto detto popolare. Dunque, in una città che vuole apparire senza pensieri, bella e ricca, quelle pietre d’inciampo esibite proprio lì, sulle strade, sotto lo sguardo di tutti danno proprio fastidio: e allora meglio far finta di niente e nasconderle.

A differenza di quanto accade a Monaco, a Roma la richiesta per le pietre d’inciampo è in grande espansione.

Le prime pietre vengono dedicate al ricordo della famiglia Spizzichino, tutti arrestati in quel tragico 16 ottobre del 1943. L’installazione ha luogo il 28 gennaio del 2010 alle ore 9,30 in Via della Reginella numero 2. Un indirizzo tristemente noto nell’ex ghetto di Roma perché in quel palazzo abitava Celeste di Porto, la “pantera nera”, delatrice, amica dei nazifascisti e responsabile di oltre cinquanta arresti di persone appartenenti alla comunità ebraica.

Le ultime pietre, invece, sono dell’11 gennaio di quest’anno. L’iniziativa è patrocinata dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, dalla Comunità Ebraica di Roma e dall’Ambasciata della Repubblica Federale di Germania. Ci tenevo ad essere presente – come cerco di fare ogni volta che mi è possibile - e così mi reco a Valle Giulia, vicino a Villa Borghese, precisamente in Via Omero 14, dove le pietre vengono collocate - presenti gli Ambasciatori del Regno di Svezia e della Repubblica Federale di Germania - di fronte all’Istituto Svedese di Studi Classici. E’ proprio lì che, all’epoca dell’occupazione tedesca, trova rifugio Mario Segre, insieme alla moglie Noemi e al figlio Marco. La sua storia, raccontata nell’occasione dal professore di archeologia classica dell’Università svizzera di Friburgo, Nathan Badoud, mi colpisce e mi emoziona. Appassionato e affermato archeologo ed epigrafista, Mario Segre concentra la sua attività a Rodi e nel Dodecanneso e nel 1934 si dedica alla libera docenza in Epigrafia e Antichità Greche. Solo pochi anni e le leggi razziali lo condannano ad abbandonare il ruolo accademico.  Inizia a impartire lezioni private, deve pur sopravvivere, si dà da fare in ogni modo, scrive e pubblica articoli firmandoli con uno pseudonimo. Finché, presso l’Istituto Svedese, arriva una perquisizione della Gestapo a seguito di una delazione. Prontamente, Gurli, la moglie del direttore, essendo assente suo marito Erjk Sjöqvist, riesce a nascondere l’intera famiglia nei condotti della ventilazione. In tutto più di cinque mesi di clandestinità e poi basta una passeggiata nei dintorni dell’Istituto per imbattersi in una pattuglia di repubblichini. Uno di loro si accorge della moglie di Segre, Noemi Cingoli, conosciuta prima della guerra ed è la fine: arrestati, incarcerati a Regina Coeli e portati al campo di concentramento e di transito di Fossoli. Dopo la selezione e la separazione, da una parte il padre, dall’altra madre e figlio, il 23 maggio del 1944 vengono tutti mandati a morire nelle camere a gas e bruciati lo stesso giorno del loro arrivo ad Auschwitz.

Ecco la funzione e il significato vero della pietra d’inciampo, è proprio questa, la vivo in pieno su di me: portare allo scoperto storie dimenticate o ignorate, pungolare, sollecitare la curiosità, provocare un’emozione lì dove prima c’era il nulla.

Non è facile il lavoro di Demning in questi tempi moderni dove la memoria è facilmente soffocata dall’indifferenza. Penso, per contro, al lodevole impegno contro l’indifferenza storica che viene fatto da molti docenti della tanto bistrattata scuola italiana.

Intanto rimangono tutte quelle vittime senza corpo, le cui ceneri sono sparse per le campagne della Baviera, per i boschi di Mauthausen, per i campi della Polonia… Ad esse Demnig restituisce il nome, ci ricorda dove e quando sono nate, mentre l’indicazione del campo di sterminio serve a toglier di mezzo l’indifferenza rendendo noto il suo tragico percorso. Ma soprattutto, ciascuna di loro, fino ad ora sessantaduemila, ritorna finalmente a casa.