Un'edizione magica, un pomeriggio di grandi emozioni.
Sabato scorso si è svolta la finale del Premio La Quara, con la lettura dei 5 racconti finalisti e la premiazione del Primo Classificato.
A vincere questa quarta edizione RENZO BROLLO, friulano, che con il racconto La scimmia ha saputo toccare gli animi con una storia di indifferenza modernissima ed una scrittura forte e di grande impatto stilistico.
Vogliamo ringraziare i tanti scrittori che hanno partecipato al premio, la giuria, il gruppo di lettura, gli enti e gli sponsor, Intesa Sanpaolo, Fondazione Monteparma e la Valtarese Foundation New York.
Borgotaro non è una grande città, ma ha grandi aspirazioni, e questo premio la Quara è la dimostrazione che, anche senza grandi mezzi, la passione e la professionalità portano ad un evento costante nel tempo e di qualità.
Il racconto del vincitore è disponibile on line sul sito del corriere della sera cultura, a questo link.
L'antologia invece si può acquistare in formato cartaceo sul sito di infinito edizioni e in formato digitale su amazon e ibs, fra gli altri.
Non smettete mai di leggere, di scrivere, di sognare.
Arrivederci al prossimo Premio La Quara!
Premio letterario per short stories a Borgo Val di Taro, finale 25-26 agosto 2023
lunedì 28 agosto 2017
mercoledì 23 agosto 2017
I giurati: Marcello Simoni
E' per noi un grande onore avere a Borgotaro, il prossimo sabato, Marcello Simoni, lo scrittore italiano di thriller storici più letto nel mondo.

Marcello Simoni (Comacchio, 1975) è un ex archeologo e bibliotecario. Con Il mercante di libri maledetti (2011), il suo romanzo d'esordio, è stato per oltre un anno in testa alle classifiche e ha vinto il 60° Premio Bancarella.
Un successo confermato da La biblioteca perduta dell'alchimista, Il labirinto ai confini del mondo, L'isola dei monaci senza nome,con il quale ha vinto il Premio Lizza d’Oro 2013.
Arrivano poi La cattedrale dei morti, e la trilogia Codice Millenarius Saga (L’abbazia dei cento peccati,L’abbazia dei cento delitti e L’abbazia dei cento inganni). Per Einaudi ha pubblicato Il marchio dell'inquisitore (2016), tradotto in venti Paesi.
E' attualmente in vetta alle classifiche da mesi con il suo ultimo romanzo "L'eredità dell'abate nero".

Marcello Simoni (Comacchio, 1975) è un ex archeologo e bibliotecario. Con Il mercante di libri maledetti (2011), il suo romanzo d'esordio, è stato per oltre un anno in testa alle classifiche e ha vinto il 60° Premio Bancarella.
Un successo confermato da La biblioteca perduta dell'alchimista, Il labirinto ai confini del mondo, L'isola dei monaci senza nome,con il quale ha vinto il Premio Lizza d’Oro 2013.
Arrivano poi La cattedrale dei morti, e la trilogia Codice Millenarius Saga (L’abbazia dei cento peccati,L’abbazia dei cento delitti e L’abbazia dei cento inganni). Per Einaudi ha pubblicato Il marchio dell'inquisitore (2016), tradotto in venti Paesi.
E' attualmente in vetta alle classifiche da mesi con il suo ultimo romanzo "L'eredità dell'abate nero".
martedì 22 agosto 2017
I giurati del Premio La Quara 2017 : Liliana Segre
Quest'anno ci siamo superati.
La nostra giuria, da sempre, è il nostro orgoglio, quel particolare che alza esponenzialmente il valore del premio letterario, e ci permette ogni anno di conoscere persone meravigliose, oltre che di attrarre tanti partecipanti, aspiranti scrittori felici di far leggere i propri scritti a tali autorità del settore.
Ogni anno la nostra giura cambia, per volontà nostra e per garantire una pluralità di opinioni e al contempo far conoscere la nostra realtà ai maggiori scrittori e giornalisti a livello nazionale.
Quest'anno il tema INDIFFERENZA è nato grazie alla presenza di LILIANA SEGRE, che non sarà presente fisicamente alla premiazione ma ci saluterà con una diretta telefonica.
Liliana Segre con Antonio Ferrari e il sindaco di
Borgo Val di Taro Diego Rossi
Donna straordinaria, di una forza che si percepisce nelle sue parole, nel suo incedere, nella sua costante attività di divulgazione della memoria di ciò che è stato, e che lei ha vissuto in prima persona.
Liliana Segre il 30 gennaio 1944 venne deportata dal Binario 21 della stazione di Milano Centrale al campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau, che raggiunse sette giorni dopo. È subito separata dal padre, che non rivedrà mai più, morto ad Auschwitz il 27 aprile 1944. Nel giugno del 1944 anche i suoi nonni paterni, arrestati a Inverigo (Como) il 18 maggio 1944, furono deportati e uccisi al loro arrivo ad Auschwitz il 30 giugno.
Alla selezione Liliana Segre riceve il numero di matricola 75190 tatuato sull'avambraccio. Fu impiegata nel lavoro forzato nella fabbrica di munizioni Union, che apparteneva alla Siemens, lavoro che svolse per circa un anno. Durante la sua prigionia subì ancora tre altre selezioni. Alla fine di gennaio del 1945 affrontò la marcia della morte verso la Germania dopo l'evacuazione del campo.
Liliana venne liberata il primo maggio 1945 al campo di Malchow, un sottocampo del campo di concentramento di Ravensbrück. Dei 776 bambini italiani di età inferiore ai 14 anni che furono deportati al Campo di concentramento di Auschwitz, Liliana è tra i soli 25 sopravvissuti.
La nostra giuria, da sempre, è il nostro orgoglio, quel particolare che alza esponenzialmente il valore del premio letterario, e ci permette ogni anno di conoscere persone meravigliose, oltre che di attrarre tanti partecipanti, aspiranti scrittori felici di far leggere i propri scritti a tali autorità del settore.
Ogni anno la nostra giura cambia, per volontà nostra e per garantire una pluralità di opinioni e al contempo far conoscere la nostra realtà ai maggiori scrittori e giornalisti a livello nazionale.
Quest'anno il tema INDIFFERENZA è nato grazie alla presenza di LILIANA SEGRE, che non sarà presente fisicamente alla premiazione ma ci saluterà con una diretta telefonica.
Liliana Segre con Antonio Ferrari e il sindaco di
Borgo Val di Taro Diego Rossi
Donna straordinaria, di una forza che si percepisce nelle sue parole, nel suo incedere, nella sua costante attività di divulgazione della memoria di ciò che è stato, e che lei ha vissuto in prima persona.
Liliana Segre il 30 gennaio 1944 venne deportata dal Binario 21 della stazione di Milano Centrale al campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau, che raggiunse sette giorni dopo. È subito separata dal padre, che non rivedrà mai più, morto ad Auschwitz il 27 aprile 1944. Nel giugno del 1944 anche i suoi nonni paterni, arrestati a Inverigo (Como) il 18 maggio 1944, furono deportati e uccisi al loro arrivo ad Auschwitz il 30 giugno.
Alla selezione Liliana Segre riceve il numero di matricola 75190 tatuato sull'avambraccio. Fu impiegata nel lavoro forzato nella fabbrica di munizioni Union, che apparteneva alla Siemens, lavoro che svolse per circa un anno. Durante la sua prigionia subì ancora tre altre selezioni. Alla fine di gennaio del 1945 affrontò la marcia della morte verso la Germania dopo l'evacuazione del campo.
Liliana venne liberata il primo maggio 1945 al campo di Malchow, un sottocampo del campo di concentramento di Ravensbrück. Dei 776 bambini italiani di età inferiore ai 14 anni che furono deportati al Campo di concentramento di Auschwitz, Liliana è tra i soli 25 sopravvissuti.
domenica 20 agosto 2017
Caterina Soffici presenta il suo romanzo sull'Arandora Star

L'Arandora Star era una bellissima nave da crociera, che diventò simbolo di morte e disperazione.
Requisita per esigenze belliche, fu caricata di internati civili italiani e tedeschi e diretta in Canada, e affondata dallo U-Boot tedesco U-47 il 2 luglio 1940 nelle acque dell'Atlantico Settentrionale.
Nella tragedia del 2 luglio 1940 annegarono circa 800 persone, di cui 446 civili italiani, deportati dopo la dichiarazione di guerra di Mussolini all'Inghilterra, vittime innocenti del sospetto e della xenofobia.
Molte delle vite perse in quel mare erano originarie del nostro Appennino, gente emigrata a Londra per cercare lavoro, per farsi una vita, lasciando la propria famiglia e casa natale, da Bardi, Borgo Val di Taro, Bedonia.
Caterina Soffici, giornalista e scrittrice, ha pubblicato per Feltrinelli Editore il romanzo "Nessuno può fermarmi", che racconta una storia popolare legata alla vita degli italiani e dei valtaresi emigrati a Londra, e della loro tragica fine sull'Arandora.
Invitata a far parte della giuria del Premio La Quara, presenterà il suo libro, intervistata dal giornalista del Corriere della Sera Antonio Ferrari, venerdì 25 agosto alle 18 sotto i portici di Palazzo Manara, con le letture dell'attrice Simona Caucia Gaslini.
sabato 19 agosto 2017
Conosciamo i finalisti : Luca Degasperi
Ecco il quinto finalista del Premio La Quara 2017.
Manca davvero poco ormai!

Luca Degasperi è nato a Trento nel 1963 e nella stessa città si occupa da circa trent’anni di psicoterapia psicoanalitica, esercitando privatamente dopo la laurea in Psicologia.
Ha sempre scritto, ma le sue pubblicazioni fino a oggi sono esclusivamente di ambito tecnico e scientifico.
Parlando del suo racconto ha dichiarato:"Ho cercato di occuparmi di una forma particolare di indifferenza: quella, per così dire, selettiva. Qualcosa rimane fonte di attenzione, desiderio o interesse, mentre altre caratteristiche della situazione (o della persona) vengono ignorate. E' forse un'operazione mentale più diffusa di quanto si pensi, quasi un automatismo, e mi sembra che possa creare danni ancora peggiori dell'indifferenza generalizzata. Sfruttamento o volontà di possesso, cinismo o ambiguità paiono sostenuti da questa forma di attenzione, di mirata avidità, di manipolazione".
giovedì 17 agosto 2017
Conosciamo i finalisti: Renzo Brollo
E dopo avervi presentato la parte femminile della rosa dei finalisti, possiamo con piacere farvi conoscere anche i due scrittori che saranno a Borgotaro sabato 26 agosto.
Renzo Brollo, gemonese classe 1971, per necessità e sorte fa l’impiegato metalmeccanio. È diventato un lettore compulsivo da quando, nel 2009, è entrato a far parte della redazione del sito Mangialibri, per il quale legge e recensisce una corposa quantità di volumi. Dal 2006 ha pubblicato una raccolta di racconti (Racconti Bigami, Cicorivolta) e quattro romanzi (Se ti perdi tuo danno, Mio fratello muore meglio e Metalmeccanicomio per Cicorivolta; La fuga selvaggia per Edizioni della Sera).
Renzo Brollo, gemonese classe 1971, per necessità e sorte fa l’impiegato metalmeccanio. È diventato un lettore compulsivo da quando, nel 2009, è entrato a far parte della redazione del sito Mangialibri, per il quale legge e recensisce una corposa quantità di volumi. Dal 2006 ha pubblicato una raccolta di racconti (Racconti Bigami, Cicorivolta) e quattro romanzi (Se ti perdi tuo danno, Mio fratello muore meglio e Metalmeccanicomio per Cicorivolta; La fuga selvaggia per Edizioni della Sera).
Ecco cosa ci dice di sè e del suo racconto:
" La scrittura, per quanto mi riguarda, è l'unica disciplina che mi rigenera e mi rilassa al tempo stesso. C'è chi corre, chi nuota, chi cammina o gioca a calcio. Io leggo e scrivo. Dopo aver provato tutto il resto, i libri letti e scritti sono le uniche passioni a cui non posso e non intendo rinunciare. Ne andrebbe della mia salute, dopotutto. La scrittura è in ogni caso diretta conseguenza della lettura, nel mio caso ormai diventata compulsiva. Quando ci si immerge in mondi paralleli raccontati dall'abilità dei grandi scrittori fa venire voglia di crearne di personali. Ci provo ormai da più di dieci anni."
"L'indifferenza in quest'epoca moderna è la diretta conseguenza, una tra le altre, dei nuovi mezzi di comunicazione veloci e tecnologici. Si insinua già nell'adolescenza, come un messaggio subliminale e può sfociare in atteggiamenti incontrollabili. Ho dunque cercato di capire come si potesse raccontare questo atteggiamento verticale, che colpisce ogni età. Ragazzini immersi in un mondo virtuale, adulti troppo preoccupati e distratti dalla quotidianità si trasformano in individui indifferenti agli altri e a loro stessi, simili a scimmie che non vedono, non sentono e non parlano."
sabato 12 agosto 2017
Conosciamo i finalisti : Vittoria Tomasi
Oggi conosciamo una nuova finalista del Premio La Quara, direttamente da Comacchio, Vittoria Tomasi.
Nata a Codigoro nel 1990, vive a
Comacchio (FE). Giornalista pubblicista, laureata in Comunicazione
pubblica (2012) e Marketing e Comunicazione aziendale (2016), è
corrispondente da diversi anni per la testata Il Resto del Carlino di
Ferrara e collabora con l’emittente televisiva Telestense-Telesanterno,
dove conduce il programma “Cantieri per il futuro – storie ferraresi”. Nel 2014 ha esordito con il romanzo fantasy-storico Anita e la Setta dei Padroni del Tempo (Mannarino Editore) e diversi racconti pubblicati in varie antologie, mentre l’anno successivo esce il suo romanzo Welcome to Chrissi Island (Lettere Animate) e lo spin off Metà cuore a Chrissi Island (Lettere Animate). Nel 2016 esce il suo terzo romanzo Anita e il segreto di Venezia.
L'intervista a Vittoria:
1-
Cosa significa per te scrivere?
Scrivere per me è come respirare. Non credo che potrei vivere senza
farlo.
La scrittura mi permette di rendere reale ciò che poco prima era
solo nella mia testa. Amo dare vita a nuovi personaggi, costruendo i loro
pensieri, le loro parole e le loro storie. E’ quello che faccio da quando sono
piccola ed è quello che ho intenzione di continuare a fare per tutta la vita.
2-
In che modo hai affrontato nel racconto il tema dell'indifferenza?
Credo
che l’indifferenza sia il male della nostra società e appena ho letto il tema
del concorso non ho potuto fare a meno di raccontare una storia attuale, con
l’intenzione di far riflettere il lettore. E’ difficile sintetizzare il
percorso che mi ha portato a realizzare quel testo, perché parte da esperienze
personali e riflessioni sulla cronaca dei giorni nostri.
L’indifferenza
oggi è talmente radicata nella nostra società che spesso rischiamo di
scambiarla per qualcos’altro: forza, coraggio o amore per se stessi. La paura a
guardare al di là della nostra staccionata ci spinge a fare cose stupide o
addirittura a non fare nulla. Non abbiamo più la forza di combattere le nostre
battaglie, se non nascondendoci dietro a una tastiera. E sempre più spesso si
tratta di propaganda finta, buonismo commerciale, materia di scambio per un
paio di like. Vorrei che i giovani di oggi ricominciassero a vivere, a prendere
posizione su ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Ho parlato del tema
dell’indifferenza per spingere il mondo ad abbandonarla.
mercoledì 9 agosto 2017
Conosciamo i finalisti : Maria Gabriella Licata
Se ricordate, l'anno scorso abbiamo avuto una finale tutta al femminile...ma anche quest'anno le donne non scherzano!
Nata ad Agrigento, dopo il liceo
classico si è laureata in Discipline
delle Arti, della Musica e dello Spettacolo e in Lettere presso l’Università di
Bologna.
Procediamo quindi con la carrellata dei finalisti, oggi è il turno di Maria Gabriella Licata.

Nel 1981 si è trasferita a
Milano, la città in cui vive, dove ha frequentato la scuola del Piccolo Teatro
di G. Strehler (ora Paolo Grassi) come “assistente alla regia”. Si è dedicata al teatro per alcuni anni e,
successivamente, all’insegnamento, attività che svolge tutt’ora.
È autrice soprattutto di racconti
brevi e poesie, risultati vincitori in numerosi premi letterari e inclusi in
antologie collettive (Premio letterario Moak, Premio Stefano Marello, Premio
C.Ulcigrai, Giallo milanese, Premio Malerba, Premio Casinò Municipale di Sanremo,
Premio mostra del Tigullio e altri). Con
il romanzo “La bella signora Scimè” ha vinto il Premio Morselli 2015 per
il romanzo inedito.
Anche lei ha risposto alle nostre domande:
1 Cosa significa, per te, scrivere?
Scrivere, per me, è aprire una porta su un mondo di vite, di sentimenti, di emozioni che sento dentro e che vuole trovare espressione. Sono situazioni che vedo intorno, sentimenti ed emozioni che immagino o che percepisco nell’aria, che osservo agitarsi negli altri. Io cerco di dare loro una voce.
In che modo hai affrontato il tema dell’indifferenza?
Non tutti siamo -per nostra natura- indifferenti, ma tutti corriamo il rischio di essere o di diventare tali.
Indifferenti alle ingiustizie, alle ruberie, ai favoritismi, ai bisogni degli altri, alle loro sofferenze. Indifferenti alla Verità. E non occorre guardare lontano, basta fermarsi sulle realtà più vicine: il nostro ufficio, il palazzo, la metropolitana, la famiglia.
Con il mio racconto ho cercato di fotografare un meccanismo. Come lo slancio primario dell’attenzione e della compassione verso gl
i altri, venga fagocitato -nella mente e nel cuore- dall’abitudine, dalla pigrizia, dall’amore di sé. Sino ad anestetizzare e deviare la nostra consapevolezza per mantenere inalterato lo status quo.lunedì 7 agosto 2017
Conosciamo i finalisti: Doriana Cantoni
Il 26 agosto si avvicina e così iniziamo come da tradizione a conoscere i 5 finalisti che si contenderanno il titolo di vincitore del Premio La Quara 2017-4° edizione- e la conseguente pubblicazione del proprio racconto sul sito del "Corriere della sera".

Doriana Cantoni è la prima finalista che vi presentiamo, anche perchè è la più vicina.
Con grande sorpresa e piacere, infatti, fra i finalisti abbiamo scoperto una "valtarese", del vicino comune di Albareto.
Doriana Cantoni è nata a Parma nel 1969. Dopo la laurea in Filosofia nel 1993 presso l'Università di Bologna, ha insegnato per qualche anno in istituti privati, per poi abbandonare l'insegnamento e occuparsi di altro. Appassionata di arti marziali che ha praticato per lungo tempo, è affascinata dai racconti di memorie e dal concetto di tempo non lineare. Vive ora in un tranquillo paese dell'Appennino parmense, dove si dedica a tempo pieno alla scrittura.
Di lei ci scrive:
Cosa significa per me scrivere? Innanzitutto è dare voce, in modo certamente imperfetto, al calderone di emozioni che mi preme dentro e cerca di uscire. In questo senso è una liberazione, ma anche una scoperta. Attraverso la scrittura, fin dall'infanzia, ho capito di avere uno sguardo sul mondo personalissimo e per questo prezioso, come in fondo siamo tutti, ognuno a suo modo. Per scrivere ci vuole mestiere, ma soprattutto cuore, bisogna lasciare andare le proprie opinioni per dare spazio a qualcosa che va oltre quello che siamo, che non sarà mai come l'avevamo immaginato, prima di iniziare a metterlo sulla carta. Quando scrivo invento storie che non mi appartengono, se non forse nel profondo, vivono di quella libertà che è data dal non dovere rendere conto a nessuno, nemmeno all'autore. Possono correre via non appena ho finito, senza nemmeno voltarsi, sono altro da me, non richiedono né affetto né troppi discorsi per continuare ad esistere.

Doriana Cantoni è la prima finalista che vi presentiamo, anche perchè è la più vicina.
Con grande sorpresa e piacere, infatti, fra i finalisti abbiamo scoperto una "valtarese", del vicino comune di Albareto.
Doriana Cantoni è nata a Parma nel 1969. Dopo la laurea in Filosofia nel 1993 presso l'Università di Bologna, ha insegnato per qualche anno in istituti privati, per poi abbandonare l'insegnamento e occuparsi di altro. Appassionata di arti marziali che ha praticato per lungo tempo, è affascinata dai racconti di memorie e dal concetto di tempo non lineare. Vive ora in un tranquillo paese dell'Appennino parmense, dove si dedica a tempo pieno alla scrittura.
Di lei ci scrive:
Cosa significa per me scrivere? Innanzitutto è dare voce, in modo certamente imperfetto, al calderone di emozioni che mi preme dentro e cerca di uscire. In questo senso è una liberazione, ma anche una scoperta. Attraverso la scrittura, fin dall'infanzia, ho capito di avere uno sguardo sul mondo personalissimo e per questo prezioso, come in fondo siamo tutti, ognuno a suo modo. Per scrivere ci vuole mestiere, ma soprattutto cuore, bisogna lasciare andare le proprie opinioni per dare spazio a qualcosa che va oltre quello che siamo, che non sarà mai come l'avevamo immaginato, prima di iniziare a metterlo sulla carta. Quando scrivo invento storie che non mi appartengono, se non forse nel profondo, vivono di quella libertà che è data dal non dovere rendere conto a nessuno, nemmeno all'autore. Possono correre via non appena ho finito, senza nemmeno voltarsi, sono altro da me, non richiedono né affetto né troppi discorsi per continuare ad esistere.
Ho pensato spesso a cosa voglia
dire l'indifferenza, se possa definirsi una semplice mancanza di attenzione,
oppure se nasconda in sé i germi di qualcosa di più oscuro, che si tramuta
spesso in violenza. A vari livelli, nella vita quotidiana, siamo spesso
indifferenti all'altro, per il poco tempo a disposizione che deriva da
un'esistenza sempre più frenetica o anche perché badiamo unicamente alla nostra
cerchia ristretta di parenti e amici. Erigiamo muri come se fosse la cosa più
naturale del mondo e spesso ci scopriamo codardi di fronte al dolore
dell'altro, perfino quando si tratta della nostra stessa famiglia. Il peccato
più grande, se esiste, è non sapere più riconoscere nell'altro noi stessi,
relegando le persone a comparse che contano poco o niente nel nostro splendido
mondo, qualcosa che scorre e non rimane dentro che troppo poco, un attimo che
non basta.
Ho scritto una piccola storia sul
tema dell'indifferenza, di getto, come se fosse in attesa dall'altra parte e
volesse essere detta per potermi liberare dai fantasmi che mi perseguitano.
Adesso rimane sulla carta, eppure so che in qualche modo vive ancora, non solo
per me, perché sarà letta e forse in questo modo saprà fare riflettere, anche
solo per un istante, sul senso di questa vita così breve, eppure preziosa.
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